L’odore della colla

Cenzino Tucci - © Massimiliano Palumbo

Cenzino Tucci – © Massimiliano Palumbo

testo e foto di MASSIMILIANO PALUMBO

L’ODORE di colla bianca è lo stesso di trent’anni fa, quando gli scaffali erano ancora pieni di libri da rilegare. Anche la disposizione di mobili e strumenti è rimasta la stessa. Il bancone di fronte l’entrata, il torchio nell’angolo e nel retro la macchina per tagliare la carta. I gesti sono quelli appresi da bambino, quando si andava a bottega per imparare un lavoro. Vincenzo Tucci, classe 1936, lavora con fogli, colla, libri e caratteri di piombo da quando di anni ne aveva tredici. Trent’anni, invece, è l’età di Alessia. Vincenzo le ha rilegato la tesi di laurea e da bambina Alessia già conosceva la Legatoria Tucci. Ce la portava il padre quando durante una passeggiata si passava a salutare «Cenzino», l’amico di sempre. L’atmosfera è ancora quella di una volta, ma il lavoro è diminuito. Forse la tesi di Alessia è stata una delle ultime ad essere realizzata alla vecchia maniera, o detto altrimenti, «come Dio comanda».

Sul bancone di via Sabotino sono passati volumi di tutti i generi, dall’enciclopedia composta da molti tomi ai registri della Pubblica amministrazione. «Ma il lavoro sta morendo – spiegaVincenzo -, un duro colpo lo ha ricevuto dai Pc prima e da internet dopo. Ora si fa tutto a casa: si stampa, si spilla e si scelgono i caratteri al computer. Fino a qualche anno fa si rilegavano molti giornali, ora ci sono gli archivi elettronici consultabili on-line». Il fai da te, se da una parte abbatte i costi e velocizza il lavoro, dall’altra colpisce il cuore e il senso dei mestieri artigianali. «Così si fa fuori la qualità. Provate ad aprire un libro rilegato con ago e filo e la stessa operazione provate ad eseguirla con un libro dove sono stati applicati degli spilloni. Il primo si aprirà correttamente dalla prima all’ultima pagina, l’apertura del secondo sarà penalizzata dalle spille poste sul dorso».

Cenzino Tucci 2 - © Massimiliano Palumbo

Cenzino Tucci 2 – © Massimiliano Palumbo

Caratteri di piombo - © Massimiliano Palumbo

Caratteri di piombo – © Massimiliano Palumbo

Vincenzo parla del suo mestiere,pensa al futuro della professione e spiega: «Chi vuole fare questo lavoro deve mettersi in testa che all’attività di legatoria bisogna affiancare quelle di copisteria, cartoleria, eccetera». Poi, con una punta di rammarico, racconta: «Che futuro ci può essere se c’è chi butta i libri? Pochi giorni fa, prima di cominciare a lavorare, ho visto che accanto al cassonetto erano stati lasciati 36 volumi della Treccani. Non potevo sopportarlo e li ho recuperati, regalandoli poi ad un mio amico. Ecco, questo è l’effetto provocato da cd-rom e banche dati multimediali».

Cenzino Tucci 3 - © Massimiliano Palumbo

Cenzino Tucci 3 – © Massimiliano Palumbo

La Legatoria Tucci nacque nel 1964, ma nel 1949 Vincenzo era già a bottega ad apprendere i primi passi di una professione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita; anche se per un attimo ci fu il rischio che il mestiere di Vincenzo Tucci fosse un altro. «Ho frequentato anche un’officina per la riparazione delle motociclette. Mi ci portava il mio maestro di scuola elementare. Lo faceva per spronarmi, per aiutarmi a trovare la strada che mi avrebbe permesso di lavorare e creare una famiglia. Ma il mio destino erano i libri, lo erano da prima che io nascessi. Quando ero ancora in grembo mia madre già cuciva libri». Ora la Legatoria resta aperta per passione, «perché trovare i materiali è difficile e perché le spese sono alte, tanto da rimetterci i soldi della pensione». Lasciare tutto però è impossibile, significherebbe mettere da parte la propria vita.